I’m going back to India: New Delhi (April 29 th, 2017)

New Delhi, 29 aprile 2017

Domani lascerò l’India, anzi stanotte tornerò a Udine, dopo quasi 5 mesi di permanenza in questo Paese.

New Delhi. Paharganj, 29 aprile 2017. La zona del mercato.

New Delhi. Paharganj, 29 aprile 2017. La zona del mercato.

Paharganj, la zona mercato che ruota intorno alla stazione ferroviaria di New Delhi, mi è parsa più familiare ed accogliente di sempre, forse perché ho rivisto dei cari amici. Ho incontrato Govind, il giovane avvocato conosciuto a Kasar Devi e Alina, l’ex ragazza del Kazakistan di mio figlio. Govind, oltre a svolgere il suo lavoro di avvocato, si interessa di investimenti e mi ha parlato di EB3COIN.BIZ, un sistema che, con una somma minima di 100$, permette di ottenere una buona rendita economica annuale. Più tardi, su una terrazza-bar di Paharganj, parlo con Alina di questo sistema: lei mi conferma che in Kazakistan molte persone sono sponsor di EB3COIN.BIZ, ma lei, rimane scettica: non crede nel facile guadagno! Ci terremo informate sugli sviluppi degli investimenti che, molto probabilmente, tenterò.

New Delhi, Pahargani, 29 aprile 2017. Sun-set.

New Delhi, Pahargani, April 29th, 2017. Sun-set.

Dal gazebo della terrazza-bar ammiriamo il tramonto del sole sui tetti dei vecchi palazzi di Paharganj; dall’alto guardiamo la gente che si muove tra i banchi del mercato e si dirige verso le vie che si diramano dalla piazzetta. Un ultimo giro intorno all’animato mercato che esplode nel suo massimo vigore dopo il tramonto; poche ore di sonno e il rientro in Italia mi aspettano. Con una gran voglia di ripartire e vivere libera, senza più avere nemmeno il legame di una casa.

I’m going back to India: Uttarakhand. Almora-Kasar Devi, Kausani, Nainital (April 2017).

 

Verso Kasar Devi, 8 aprile 2017

Provo sempre una gran tristezza quando lascio Varanasi. Il mio pensiero è legato alla bambina senza casa, al mio amico barcaiolo, a tutte le persone care che lascio sui ghat e tra le stradine della città vecchia.

Kasar Devi, 8 aprile 2017. Il tempio risalente a 2000 anni fa, luogo di meditazione.

Kasar Devi, 8 aprile 2017. Il tempio risalente a 2000 anni fa, luogo di meditazione.

Arrivo alla stazione ferroviaria grondante di sudore con uno zaino pesantissimo sulle spalle nonostante abbia lasciato diversi abiti invernali in guest house. Durante la notte, in treno, mi avvolgo nel mio grande scialle e riesco a ripararmi appena dal freddo della notte. La mattina, al risveglio, dal finestrino si vedono grandi distese di grano maturo alternate da filari di alberi con le foglie verdi. A volte, anche tra i gruppi di alberi è coltivato il frumento, spesso già tagliato e raccolto in fasci. A momenti, nelle campagne, compare qualche bufalo e si vedono già di buon mattino numerosi contadini sbucare con il busto tra le messi dei campi. Sul treno, venditori di cjai corrono avanti e indietro con i loro barilotti di acqua e latte caldi, zuccherati che versano in un bicchiere di plastica con la bustina del tè. Alle 7.30 siamo a Rampur e la temperatura è decisamente più mite quassù. Guardo il paesaggio dal finestrino: sono comparse le risaie con le piantine già grandi e immerse nell’acqua. In alcuni campi si vedono delle altre piante verdi, forse di legumi e poi, ancora distese di grano maturo e file di alberi che paiono segnare i confini dei campi. Siamo a Rudrapur ora: qui compaiono numerosi cementifici dalla struttura moderna e si ergono numerosi in mezzo alle coltivazioni di grano. A momenti arrivano all’interno dello scompartimento gli odori forti delle concimazioni o forse delle fogne a cielo aperto, ma svaniscono quando il treno acquista velocità ed esce dalle zone abitate. Verso le 9.30, sono a Lal Kuan, la mia destinazione. Entrando in stazione, tra palme coperte di polvere, cataste di legna e mattoni messi ad essicare, si vedono numerose baracche in lamiera fiancheggiare i bordi della ferrovia.

Kasar Devi, 9 aprile 2017. Incontri lungo la strada principale.

Kasar Devi, aprile 2017. Incontri lungo la Basar Road, la strada principale.

Un percorso in gip di tre ore mi porta ad Almora e poi con un altro tratto, in fuori strada, raggiungo Kasar Devi, a 1650 metri di altitudine e ad una temperatura massima di 27°. Alla taxi stand di Almora incontro un giovane avvocato di Delhi e un suo amico, un imprenditore agricolo di Lucknow. Un terzo amico, anche lui avvocato, è rimasto in hotel perchè infortunato. I due avvocati sono entrambi sposati con un matrimonio deciso dalle famiglie e si ritengono soddisfatti della scelta.

Kasar Devi, 9 aprile 2017. Panorama con sullo sfondo i covoni appoggiati agli alberi.

Kasar Devi, aprile 2017. Panorama con sullo sfondo i covoni appoggiati agli alberi.

All’ora del tramonto andiamo insieme sulla collina dove sta l’antico tempio Kasar Devi, scavato per metà nella roccia e risalente a 2000 anni fa. La zona è rimasta sconosciuta per lunghi secoli fino a quando, nel 1890, il pensatore indiano Swami Vikananda l’ha scelta come luogo di meditazione.

Kasar Devi, 9 aprile 2017. Covoni di fieno appoggiati agli alberi.

Kasar Devi,  aprile 2017. Covoni di fieno appoggiati agli alberi.

Da quassù, si può ammirare uno splendido panorama: da un lato sulle colline della Hawabagh Valley e in lontananza sulle cime innevate dell’Himalaya; dall’altra parte si può godere della vista sulla città di Almora.

Kasar Devi, 9 aprile 2017. Abitante del luogo.

Kasar Devi,  aprile 2017. Abitante del luogo lungo la Binsar Road.

Kasar Devi, 9 aprile 2017

Accompagno fino ad Almora i miei nuovi amici in partenza per New Delhi e per Lucknow. La mattinata la trascorro nella cittadina, alla ricerca di una ATM funzionante. E’ domenica e le saracinesche dei negozi sono tutte abbassate; soltanto il mercato è parzialmente aperto.

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Almora, 9 aprile 2017. La via del mercato.

Il centro di Almora si estende su una collina che si può raggiungere attraverso delle scorciatoie formate da ripide scalinate o attraverso la via principale, chiusa al traffico.

Almora, 9 aprile 2017. Il mercato.

Almora, 9 aprile 2017. Il mercato.

La parte più animata è la zona del mercato con bancarelle di legumi ed erbe essiccati, frutta e verdura fresche, abiti nuovi e usati, calzature economiche. Le tea-stall e i ristorantini si affacciano sulla stradina principale, ma i posti a sedere sono all’interno di piccolissime stanzette tetre e buie.

Almora

Almora, 9 aprile 2017.

Qui, ad Almora incontro pochi occidentali a differenza di Kasar Devi dove ho già conosciuto molti viaggiatori solitari e diversi gruppetti di turisti francesi, tedeschi e israeliani. Torno a Kasar Devi con un taxi collettivo, straccolmo di famiglie indiane.

Almora a

Almora, 9 aprile 2017. Mercato.

A pranzo sono invitata da mio figlio e dalla sua nuova ragazza, una cinese dal nome, tradotto in italiano, come Giulia. Trovare la loro guest house è un’impresa quasi impossibile, ma la fortuna e l’intuito mi aiutano. Mi sono ricordata che ieri, quando dall’alto di una collina ho visto Simone e l’ho chiamato da lontano era appena sbucato dal sentiero che scende al suo alloggio. Non avevo preso nota del nome della guest house e mi son ritrovata con un’infinità di nomi simili. Cerco di spiegare ad un giovane indiano le caratteristiche della coppia e lui, pur ubriaco, chiedendo a destra e a manca, mi porta fino a loro. Qui, in questa discesa, ci sono davvero moltissime guest house disseminate lungo un sentiero che arriva fino ad un torrente; sono tutte arroccate su una collina che si apre su un panorama splendido verso la catena dell’Himalaya. Kasar Devi è immersa in una foresta composta per lo più da pini e abeti piantati dagli inglesi durante il periodo coloniale. Nel tardo pomeriggio cammino verso la parte più centrale del villaggio caratterizzato da una moltitudine di alberghi, guest house, ristoranti e da una serie di piccoli negozi di alimentari.

10 aprile 2017

Kasar Devi, dintorni, 10 aprile 2017. Incontri sulla strad tra Kasar Devi e Almora.

Kasar Devi, dintorni, 10 aprile 2017. Incontri sulla strada tra Kasar Devi e Almora.

Raggiungo a piedi Almora, attraverso un percorso di 8 km, verso Sud,  tra pini, abeti, ippocastani, ciliegi, fichi, maestosi alberi di mimosa in fiore, piante di alloro, timo, rosmarino e marijuana. Poco dopo Kasar Devi un taxi collettivo si ferma e scendono tre donne con delle borse da viaggio. Tre bambini le stanno aspettando: prendono le loro borse di mano e fuggono verso la strada sterrata in discesa mentre le donne continuano a chiacchierare fra di loro. Sono le insegnanti della scuola statale del villaggio, mi dicono, indicandomi una nuova costruzione situata poco più sotto.

Panorama dal Kasar Devi Temple.

Kasar Devi, 10 aprile 2017. Panorama verso Almora visto dal tempio.

Cammino ancora in discesa e mi fermo a riposare in uno dei pochi negozi con tea-stall che si trovano lungo la strada. Mancano ancora 4 Km per Almora, mi dice il negoziante, quindi, sono a metà strada. Un’altra donna sta camminando da sola verso la città: è italiana e abita sul lago di Como, vicino al confine svizzero. Ha quarant’anni, fa la cameriera e sta viaggiando in India da cinque anni. Oggi è lunedì; ad Almora i negozi sono tutti aperti ed il mercato è affollatissimo e molto silenzioso.

10 aprile 2017. Mercato affollato e silenzioso.

Almora, 10 aprile 2017. Il mercato: affollato e silenzioso.

Salgo la collina della cittadina attraverso la via pedonale. Incrocio una moltitudine di uomini ed anche ragazzi portatori che trasportano grossi carichi sulle spalle aiutati da spesse corde. I giovani qui, sia i maschi che le femmine, vestono all’occidentale: molti di loro portano uno zainetto sulle spalle e probabilmente sono gli studenti dei numerosi college dislocati nella cittadina.

Almora, 10 aprile 2017. Il mercato giornaliero.

Almora, 10 aprile 2017. Aspetti del mercato giornaliero.

Le donne più mature indossano il sari avvolto intorno al corpo, con la parte in alto coperta da dei golf lavorati a mano; lasciano il capo scoperto oppure, le più anziane, portano un fazzoletto annodato dietro la nuca. Gli uomini anziani portano un cappellino rigido e una giacca senza maniche indossata sopra un maglione. La via del mercato è lunga un paio di kilometri ed è tutta in salita.

Almora, 10 aprile 2017.Preghiera davanti all'immagine di Shiva e Parvati.

Almora, 10 aprile 2017. Preghiera in un tempietto, davanti all’immagine di Shiva e Parvati.

A metà strada mi fermo a visitare un tempio dipinto di rosso, dedicato a Shiva. Un indiano sta pregando a lungo davanti ad un’immagine di Shiva e Parvati mentre una donna anziana, forse la responsabile del tempio, mi indica le parti significative da visitare.

Almora, 10 aprile 2017. La guardiana del tempio dedicato a Shiva.

Almora, 10 aprile 2017. La custode del tempio dedicato a Shiva.

Torno a Kasar Devi con un share-taxi e all’ora del tramonto salgo sulla collina del tempio. Qui regna un gran silenzio: si sente soltanto il fruscio delle foglie mosse dal vento e, a volte, qualche frettoloso gracchiare di cornacchia in volo.

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Kasar Devi, 10 aprile 2017. Il tempio delle meditazioni.

Lungo la salita incrocio due ragazzi che stanno scendendo, poi, nessun altro. Forse, dentro al tempio, c’è il sacerdote che ho incontrato qualche giorno fa, ma oggi rimango all’esterno, ad ammirare il panorama su Almora e a godere dell’ultimo raggio di sole che scalda la collina. Guardo giù, verso la strada e vedo apparire una lunga fila di capre che stanno rientrando dal pascolo accompagnate da due donne che scompaiono subito. Rimango sola, nel silenzio della foresta.

11 aprile 2017

Mi avvio nella direzione opposta rispetto a ieri, verso Nord, ma sempre sulla discesa della collina. Alle 12.30, su in alto, tra i sentieri di un’altro colle, si odono le voci dei bambini di una scuola: è la pausa dopo il pranzo e loro stanno giocando a rincorrersi all’ interno di un cortile.

Kasar Devi, 11 aprile 2017. La ricreazione in una scuola statale.

Kasar Devi, 11 aprile 2017. Ricreazione in una scuola del villaggio.

Al ritorno vedrò un’altra scuola poco distante dalla precedente; Nonostante i diversi istituti scolastici, governativi e privati della zona, incontro spesso, però, molti bambini che non li frequentano e portano le greggi al pascolo o lavorano intorno alle loro abitazioni.

Kasar Devi, 11 aprile 2017 Case di pietra.

Kasar Devi, 11 aprile 2017. Le case di pietra.

Osservo le numerose case, gli hotels e le guest houses in costruzione nella zona. Non ci sono raggruppamenti di case da queste parti; anche le strutture sono tutte sparse qua e là sulle colline con intorno i terrazzamenti coltivati.

Kasar Devi, 11 aprile 2017. Un'abitazione. 2017.Abitazione

Kasar Devi, 11 aprile 2017. Abitazione contadina sulla collina.

Molte abitazioni sono costruite completamente in pietra ed hanno il tetto ricoperto da lastre che paiono di ardesia. Nei pressi delle case stanno gli animali: mucche e capre quasi sempre legate per non lasciarle allontanare. Non distanti dalle case, addossati agli alberi si ergono i covoni di fieno che gli abitanti dispongono a strati per mantenerlo asciutto.

Kasar Devi, 11 aprile 2017. Covoni intorno ai tronchi degli alberi.

Kasar Devi, 11 aprile 2017. Covoni appoggiati agli alberi.

Lungo la strada principale non si incontra quasi nessuno: passano soltanto dei taxi fuori strada, delle piccole auto con dei passeggeri e molte motociclette guidate sia da turisti che da uomini del posto. Scendendo lungo i sentieri che portano alle abitazioni e alle guest house s’incontrano uomini e donne indaffarati nella costruzione di nuove case e gente che va avanti e indietro alla fontana per attingere l’acqua.

Kasar Devi, 11 aprile 2017. Covono appoggiati agli alberi.

Kasar Devi, 11 aprile 2017. Covoni.

Pranzo da mio figlio e dalla sua ragazza nella loro guest house che è fornita della cucina. Nel pomeriggio arrivano degli italiani a cercare due camere in affitto, ma non si fermeranno qui: li troverò più tardi al Dolma hotel dove sto anch’io. Il più anziano è di origine romana, ma abita nella Maremma toscana. Fa l’insegnante di yoga, canta e suona. Ha organizzato questo viaggio di 20 giorni in India con dodici ragazzi suoi allievi, dieci dei quali sono appena ripartiti per l’Italia. All’ora del tramonto torno al Kasar Devi Temple dove il guru sta facendo delle piccole passeggiate sul piazzale. Arriva un turista occidentale che mi saluta e se ne va, in silenzio.

12 aprile 2017

Kasar Devi 12 aprile 2017. Piccolo tempio dedicato a Shiva.

Kasar Devi, 12 aprile 2017. Shiva Temple.

Vado a passeggiare ancora verso Nord ed entro in un piccolo tempio dedicato a Shiva che si erge su una piccola altura. E’dipinto di rosso e di bianco: è pulitissimo, molto curato, ma deserto.

Shiva

Kasar Devi, 12 aprile 2017. Tempietto dedicato a Shiva sulla Binsar Road.

Dal tempietto scendo e devio su una strada sterrata che scorre a ridosso di un’altra collina rivolta verso Ovest. Anche qui si vedono diverse nuove costruzioni di case, di alberghi e guest houses, completamente isolati e immersi nella quiete della foresta. Sotto, ai piedi della collina, su dei piccoli altopiani e sui numerosi terrazzamenti, si vedono dei campicelli arati e delle ripide scalinate che scendono per raggiungerli. La stagione, quassù, è ancora fredda e secca; l’agricoltura avrà un impulso soltanto fra un paio di mesi, all’arrivo del monsone.

Kasar Devi, 12 aprile 2017. Panorana verso il tramonto.

Kasar Devi, 12 aprile 2017. Panorama verso l’ora del tramonto.

Guardando giù, verso i campicelli arati, poco sopra, noto qualche piccolo raggruppamento di non più di due case vicine; un’eccezione qui, dove quasi sempre, le abitazioni, le guest houses e gli hotels rimangono isolati. Mi siedo all’ombra di una pianta su una scala di pietra: passa un gruppo di turisti e si ferma a parlare. Tra di loro c’è una donna di origine calabrese che mi racconta la storia dei suoi genitori emigrati in Australia nel dopoguerra, da Catanzaro, prima del matrimonio. Con lei viaggiano sia il marito, australiano, sia il figlio trentenne che lavora come contabile a Londra. Con loro c’è anche la fidanzata del figlio con i genitori e gli zii, tutti di Londra. Al gruppo si è aggregata anche una signora di Washington con il marito, non ricordo per quale ragione.

Kasar Devi, 12 aprile 2017. Covoni e nuove costruzioni.

Kasar Devi, 12 aprile 2017. Covoni e nuove costruzioni.

Torno sulla strada principale e mi fermo ancora a guardare meravigliata le case costruite completamente in pietra e le persone anziane che si muovono intorno. Qualche donna veste gli abiti tradizionali buddhisti con la tunica e il grembiulino a righe portato sul davanti; c’è un monastero tibetano poco oltre il mio hotel, ma la maggior parte degli abitanti della zona pratica la religione induista. Sulla strada principale incrocio due israeliani, padre e figlio: si sono incontrati qui a Kasar Devi dopo un viaggio di cinque mesi del giovane, iniziato alla conclusione dei tre anni di servizio militare. Nel pomeriggio, mi fermo in un negozietto e vedo appoggiata sul cornicione una grande fionda. “E’ per tener lontane le scimmie” mi dice il negoziante, “sono sempre attente ad ogni mio movimento, e basta mi distragga un attimo che si precipitano a portarmi via la merce!” Anche ieri un altro negoziante, poco più giù, stava lanciando dei sassi nella foresta. “Ma non ci sono!” avevo osservato. E lui: “Stanno nascoste e sono sempre attente a quando mi sposto, arrivano velocisime…” Qui nella foresta, ma anche sulla strada principale si vedono numerosi gruppi di scimmie, a volte con i piccoli aggrappati al petto: saltano sugli alberi o camminano alla continua ricerca di cibo. Sotto un’abitazione, in un campo appena arato, due di loro sono indaffaratissime a setacciare la terra con le zampe e a mangiare quello che trovano.

Kasar Devi, 12 aprile 2017. Una pastora sulla collina del tempio.

Kasar Devi, 12 aprile 2017. Pastora sulla collina del Kasar Devi Temple.

All’ora del tramonto anche oggi torno sulla collina del Kasar Devi Temple. Un’indiana con un bambino di dieci anni mi chiede delle informazioni per raggiungere il tempio e più tardi si siederanno entrambi accanto a me, sulle panchine del piazzale. Sono di Bangalore, sono arrivati a Delhi in aereo e da lì stanno visitando, insieme ai genitori, con un’auto a noleggio, varie zone dell’ Uttarakhand. Prima di Kasar Devi si sono fermati alcuni giorni a Nainital, dove c’è un lago; domani andranno a Kausani, a due ore da qui, ad un’altitudine di 1890 metri. Si sono presi due settimane di vacanza in quanto le scuole dello Stato del Karnataka sono chiuse per due mesi e la giovane donna è in ferie. Lei lavora a Bangalore, in un’agenzia che si occupa dell’assunzione di personale per le aziende. Sia la madre che il bambino parlano in inglese tra di loro. “Al Sud” mi racconta il ragazzino “non si studia e nemmeno si parla la lingua hindi. A scuola si parla l’inglese affiancato alla lingua locale”, conclude. Il bambino è un conoscitore della storia e ama molto viaggiare. Mi racconta del periodo in cui Calcutta è stata la capitale dell’India, trasferita nel 1911 a Delhi; conosce le caratteristiche delle principali città italiane. Vorrebbe, in futuro, visitare il Pakistan, ma sua madre l’ha informato riguardo ai difficili rapporti che intercorrono con l’India e dell’impossibile risoluzione dei problemi tra i due Paesi. Più tardi, arriverà al tempio un ragazzo israeliano di 22 anni che ha appena concluso i tre anni di servizio militare e ad ottobre frequenterà la facoltà di fisica in Israele. Il suo grande desiderio è quello di riuscire a trasferirsi in una città dell’Inghilterra per proseguire i suoi studi universitari. Il bambino e sua madre di Bangalore ci salutano e se ne vanno; dopo un po’ ritornano per scattare insieme a noi una foto ricordo.

13 aprile 2017

Kasar Devi, 13 aprile 2017. Vovoni al tramonto.

Kasar Devi, 13 aprile 2017. Paesaggio.

Esco tardi dalla guest house e m’incammino nella direzione di Almora per una passeggiata. Sulla strada ogni tanto si vedono dei piccoli negozi di alimentari dove si può trovare tutto il necessario per cucinare. La scoperta della zona come località turistica e come luogo di pellegrinaggio al tempio ha portato un certo benessere alle famiglie che hanno trasformato parte delle loro abitazioni in guest house, negozietti, tea stall e ristorantini. La maggior parte della gente, però, è rimasta contadina e coltiva dei campi a legumi, ortaggi e riso e alleva alcuni bovini e degli ovini nei pressi delle case. Lungo la strada mi fermo ad osservare gli alberi e cerco di riconoscerli: abeti, pini, cipressi, ciliegi, ippocastani, mimose e qualche fico. Molti tronchi vengono utilizzati per sostenere i covoni di fieno e, al termine, delle loro chiome rimangono soltanto le cime.

Kasar Devi, 13 aprile 2017. Donna di Kasar Devi.

Kasar Devi, 13 aprile 2017. Donna del posto, alla fontana pubblica.

Mentre cerco di riconoscere una pianta sul ciglio della strada, un ragazzo israeliano mi riconosce: è un amico di mio figlio e ci siamo incontrati a Varanasi un paio di anni fa. Alla fontana che sta lungo il sentiero che porta alla guest house, dove sta mio figlio, mi fermo a guardare due donne del posto: stanno accovacciate a chiacchierare, poco lontano dalle loro case, mentre attendono che le taniche si riempiano d’acqua.

Kasar Devi, 13 aprile 2017. Un'abitante di Kasar Devi.

Kasar Devi, 13 aprile 2017. Abitante di un villaggio alla fontana.

Mi sorridono, sono gentilissime, ma non riesco a comunicare con loro a causa della lingua. Più su, lungo la strada principale incrocio una pastora che sta rientrando dal pascolo con due caprette al guinzaglio ed un grosso involucro sul capo. Le due bestiole, legate in modo stretto con una corda, si agitano e la strattonano spaventate, ogni volta che passa un mezzo motorizzato sulla via.

Kasar Devi, 13 aprile 2017. Pastora al tramonto.

Kasar Devi, 13 aprile 2017. Pastora al tramonto.

All’ora del tramonto salgo sulla collina del Kasar Devi Temple seguita da un gruppo di quattro giovani israeliani. Una delle tre ragazze del gruppo mi racconta che ha da poco terminato il servizio militare che per le donne è di due anni; ora sta prendendosi un periodo di vacanza prima di iniziare gli studi all’università. Il gruppetto, partirà domani per la Parvati Valley e Kasol, la piccola Israele dell’Himachal Pradesh.

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Kasar Devi, 13 aprile 2017. Tempietto.

Al Kasar Devi Temple il sacerdote oggi sta seduto sulla gradinata ed è impegnato ad ascoltare una specie di conferenza attraverso il cellulare. Più tardi lo vedrò andare avanti e indietro con dei secchi d’acqua e bagnare le piante coltivate disposte intorno al tempio.

14 aprile 2017

Vado a camminare verso Nord e arrivo, attraverso la Binsar Road e percorrendo un tratto di una lunga strada sterrata, fin quasi al villaggio di Bare Chhnima che sta a pochi km da Binsaro, il luogo dove ha abitato lo scrittore Tiziano Terzani per diverso tempo.

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Kasar Devi, 14 aprile 2017. Tipologie abitative.

Dall’alto della collina sento delle donne che si parlano in lontananza: una di loro sta aspettando che la sua mucca e il vitellino finiscano di pascolare lungo il bordo della strada; mentre attende sferruzza velocemente un lavoro a maglia. Da un’abitazione arrivano delle grida e poi vedo scappare numerose scimmie, alcune con i loro piccoli al seguito. All’interno della strada sterrata ci sono diversi muretti a secco che sostengono i terrazzamenti degli orti e dei prati. Le pietre contengono dei metalli che brillano al sole, ed anche la terra della via è mescolata con elementi che luccicano con intensità.

Kasar Devi, 14 aprile 2017. Covoni addossati agli alberi.

Kasar Devi, 14 aprile 2017. Covoni addossati agli alberi.

Arrivo sulla strada principale dove, su una vasta pendenza, c’è un grande frutteto di meli quasi in fiore. Qua e là, accanto alle case dai tetti di pietra c’è anche qualche cedro con i frutti ancora appesi. Diverse conifere hanno il tronco in parte privato dalla corteccia. “Raccolgono la resina per fare la cera lacca” mi dice qualcuno, “che utilizzano nella lavorazione dei mobili”. A pranzo, da Simone e Giulia, oggi cucina Jonathan, l’amico israeliano; prepara un misto di verdure crude condite con una salsa al sesamo e una specie di peperonata con un uovo fritto sopra.

Kasar Devi, 14 aprile 2017. Incontro sulla Binsar Road.

Kasar Devi, 14 aprile 2017. Incontro lungo la Binsar Road.

Al tramonto torno sulla collina del Kasar Devi Temple. Il sacerdote sarà senz’altro nella grotta del tempio impegnato a distribuire benedizioni. E’ venerdì e molte famiglie sono appena arrivate da Delhi per visitare il luogo sacro e trovare un po’ di sollievo alla calura della città. Già sui piccoli piazzali sotto la collina si vedono diverse auto, di agenzie e di privati, parcheggiate. Anche la salita al tempio è affollata di coppie, di gruppi di amici e di famiglie indiane che lentamente raggiungono la cima. Intorno al tempio i bambini più piccoli corrono e si arrampicano sui cornicioni del piazzale; un maschietto di appena un anno sta muovendo i primi passi sotto la guida attenta dei suoi giovanissimi genitori. Una giovane madre è arrivata qui da Almora con le sue gemelline di quattro anni e la nonna. Un’insegnante in pensione di Delhi è qui per il week-end con il giovane figlio ingegnere informatico. Una coppia di impiegati ha viaggiato in pullman da Delhi a qui per sei ore; rimarrà a Kasar Devi fino a martedì mattina. Sono quasi le 19.00, il sole è tramontato e la temperatura si è già molto abbassata. Scendo lungo il sentiero e saluto i numerosi indiani appena giunti a Kasar Devi: stanno salendo al tempio, nonostante l’ora tarda. A metà sentiero incontro un numeroso gruppo di uomini di Delhi che stanno cenando con una grande organizzazione di piatti, pentole e taniche per il cjai. “C’è soltanto una donna in viaggio insieme a noi, in questo weeck-end”, mi dicono. Davanti al negozietto con tea-stall che sta all’inizio della salita al tempio ci sono diverse auto parcheggiate e un gran numero di famiglie di Delhi sedute che stanno bevendo il cjai e mangiando degli snack. “A Delhi”, mi dicono, “la temperatura è caldissima e oscilla dai 35° ai 40° . Attendo con calma che arrivi il negoziante che è scomparso nella cucina  là sotto, per preparare dell’altro cjai. Un’indiana gli ha chiesto da tempo dello zucchero: lui arriva con un cucchiaino ricolmo, ma lei, ormai, non lo vuole più.

15 aprile 2017

Questa mattina non so da che parte andare, ma sia che mi diriga verso Binsar, sia che vada verso Almora avrò bisogno di prendere un taxi collettivo.

donna di Kasar Devi

Kasar Devi, 15 aprile 2017. Donna dei dintorni vestita a festa.

Mi avvio verso Nord e lungo la strada incontro il giovane vedovo che ho conosciuto una settimana fa. Parla un buon inglese, ma è già mezzo ubriaco. Mi fornisce qualche indicazione per raggiungere Binsar che si trova soltanto ad una quindicina di kilometri da qui; poi mi chiede ancora dei soldi per curare un piccolo problema ortopedico. Sono circa le 10.30: su una panchina, all’esterno di un negozietto, c’è un indiano con uno zainetto sulle spalle.

Almora, 15 aprile 2017. Case

Almora, 15 aprile 2017. Case del centro.

Sta aspettando un passaggio per recarsi al lavoro ad Almora, in un ufficio governativo. Mi aggrego a lui e, quando finalmente arriva l’auto guidata da un suo collega, raggiungo Almora insieme a loro.

Almora, 15 aprile 2017. Mercato

Almora, 15 aprile 2017. Mercato.

Percorro i due kilometri del mercato pieno di bancarelle disposte lungo la strada principale che sale sulla collina. Osservo le vecchie case costruite in legno, tutte attaccate con delle parti che sporgono al primo piano; sono disposte lungo tutta la via e sono colorate con tinte vivacissime e contrastanti fra di loro.

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Almora, 15 aprile 2017. La via del mercato.

Alcune donne tibetane stanno sedute accanto al loro mucchietto di merce e attendendo i clienti sferruzzano un lavoro a maglia e contemporaneamente guardandosi in giro. Tra la numerosa gente che affolla il mercato ed i negozi che si aprono lungo la via incrocio sempre un’infinità di portatori, anche giovanissimi, che salgono la riva con degli enormi pesi sulle spalle e mi viene in mente la frase di Primo Levi: “Se questo è un uomo”.

Almora, portatore

Almora, 15 aprile 2017. Portatore.

Torno a Kasar Devi verso le 13.00. Il taxista percorre una strada secondaria che passa davanti ad una diramazione con l’indicazione di una chiesa cattolica gesuita. Nel tardo pomeriggio salgo al Kasar Devi Temple anche oggi affollato di turisti indiani. Nel piazzale incontro una matura coppia di Calcutta che sta viaggiando in questa zona per una decina di giorni. Sono arrivati a Lal Kuan in treno e da lì hanno noleggiato un auto con l’autista. Lui ha 65 anni ed ha fondato un solido gruppo assicurativo; lei ha 58 anni e si occupa della famiglia.

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Kasar Devi, 15 aprile 2017. Incontro con una giovane donna del posto alla fontana pubblica di un villaggio.

Sia il loro matrimonio che quello del giovane autista di Lal Kuan sono stati scelti dalle rispettive famiglie. Più tardi, sempre lassù, incontro una ragazza trentasettenne di Catania che vive a Barcellona dove svolge il lavoro di massaggiatrice. Ha viaggiato in India per quattro mesi e dopodomani partirà per Londra dove farà visita al fratello che vive là. Poi, tornerà a Barcellona.

16 aprile 2017.

E’ Pasqua e la trascorro in gran serenità passeggiando e ammirando le cime innevate dell’Himalaya che spiccano altissime verso il cielo.

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Kasar Devi, 16 aprile 2017. La collina del Kasar Devi Temple.

Nel pomeriggio torno al Kasar Devi Temple dove incrocio soltanto dei giovani visitatori frettolosi e chiassosi. In un momento di pausa, il sacerdote esce dalla cava e viene a sedersi sulla panchina, accanto a me. Ha 65 anni e trascorre le sue giornate quassù anche nei mesi di dicembre e gennaio, quando il sentiero per raggiungere il tempio è coperto da quasi un metro di neve.

Kasar Devi Temple.

Kasar Devi, 16 aprile 2017. Il tempio.

Dispone di una piccolissima casetta, costruita a lato del tempio, che utilizza a momenti durante la giornata. Ogni sera, però, preferisce tornare da sua moglie e da suo figlio, a poche centinaia di metri dai piedi della collina.

Kasar Devi, 16 aprile 2017. Panorama dal Kasar Devi Temple verso Almora. Almora

Kasar Devi, 16 aprile 2017. Panorama su Almora visto dal tempio Kasar Devi.

La sua giornata al tempio inizia alle sette di mattina con la celebrazione della puja, continua con la distribuzione dei segni sulla fronte dei fedeli e termina a sera inoltrata, con la celebrazione dell’ultimo rito. Il suo reddito è basato soltanto sulle elemosine che i fedeli gli lasciano quando visitano il tempio.

Kasar Devi, 16 aprile 2017. Un momento di riposo.

Kasar Devi, 16 aprile 2017. Donne in un momento di riposo.

Kasar Devi, 16 aprile 2017. Lungo la Binsar Road.

Kasar Devi, 16 aprile 2017. Incontro sulla Binsar Road.

Si sente il battito della campana che sta sul portale dell’ingresso e indica l’arrivo di qualcuno: il sacerdote mi lascia e corre al suo posto, all’interno del tempio.

Kasar Devi, 16 aprile 2017. Paesaggio verso mezzogiorno.

Kasar Devi, 16 aprile 2017. Panorama di mezzodì.

17 aprile 2017

Sulla strada, il primo incontro della mattina è con il giovane vedovo, già ubriaco, che mi saluta e fugge via.

Kasar Devi, 17aprile 2017. Incontro sulla Binsar Road.

Kasar Devi, 17aprile 2017. Incontro sulla Binsar Road.

Mi dispiace vederlo in quelle condizioni e lo dico al negoziante che sta seduto lì accanto. “E’ mio figlio!” mi risponde con rammarico, ma anche con molta ostilità nei suoi confronti.

Binsar riserva forestale, 17 aprile 2017. Antichi tempietti.

Foresta di Binsar, 17 aprile 2017. Antichi tempietti.

Prendo un taxi collettivo per Binsar: quando arrivo là non trovo il villaggio come pensavo, ma una grande riserva forestale: il Binsar Wildlife Sanctuary, situato in cima alle Jhandi Dhar Hills, a 33 Kilometri a Nord di Almora. La riserva si trova ad un’altitudine di 2400 metri e si estende per un’area di 45.59 Kilometri quadrati, con enormi alberi di aghifoglie e latifoglie ovunque.Tra il verde spiccano, numerose, delle grandi piante di rododendro in fiore che nella zona vengono utilizzati per confezionare marmellate e nella medicina omeopatica.

Binsar, 17 aprile 2017. Tempietti nella foresta.

Foresta del Binsar, 17 aprile 2017. Tempietti.

All’interno della riserva vivono diverse specie di uccelli, scimmie, orsi, leopardi ed anche le tigri. L’entrata è a pagamento ed è costosa, ma cammino alcuni metri e ad una tea-stall incontro un ragazzo indiano che è in procinto di salire attraverso un sentiero secondario che di lì a poco si congiunge con la strada interna. Mi aggrego a lui: non parla nemmeno una parola di inglese, ma riusciamo ad intenderci sulla necessità di chiedere un passaggio per percorrere i 15 Kilometri per raggiungere la cima della collina. Si ferma un’auto con tre ragazzi: sono tre cugini appartenenti ad una famiglia bramina. Il ragazzo più giovane ha 25 anni e abita a Nainital, mentre gli altri due, di 29 e 30 anni vivono ad Almora. Rahit, il più giovane, domani partirà per un trekking di alcuni giorni: è laureato in economia e desidera trasferirsi a Londra per frequentare un master. Il trentenne è laureato in legge e sta frequentando un master sulla stessa materia; fa, inoltre, parte dell’amministrazione locale ed è stato eletto nelle liste del partito di Modi. L’altro ragazzo è laureato in sociologia e fa il taxista. Trascorriamo piacevolmente qualche ora insieme: ci fermiamo su un altopiano dove ci sono due antichi templi in pietra e accanto un grande prato recintato con mucche e bufali al pascolo. Proseguiamo camminando intorno alla cima della collina e raggiungiamo il Zero Point, dove c’è una costruzione elevata dalla quale si possono ammirare le cime dell’Himalaya: il Kedarnath Peach, lo Shivling, il Trisul e il Nanda Devi. C’è un’energia intensa quassù e un silenzio interrotto soltanto dal canto di qualche uccello.

Le cime dell'Himalaya viste dal Punto Zero della Foresta di Binsar. 17 aprile 2017.

Le cime dell’Himalaya viste dal Punto Zero della Foresta di Binsar. 17 aprile 2017.

Ogni tanto i ragazzi si fermano ad ascoltare: credono di aver sentito il ruggito della tigre. Gli alberi di rododendro intorno sono incantevoli: ogni tanto mi fermo a raccogliere i grandi fiori rossi caduti sullo sterrato.

Kasar Devi, 17 aprile 2017. Lungo la Bensar Road.

Kasar Devi, 17 aprile 2017. Lungo la Bensar Road.

Uno dei tre ragazzi si allontana un attimo e torna con un grande  mazzo di rododentri per me.

18 aprile2017

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Almora, 18 aprile 2017. Il mercato giornaliero.

Un giro fino ad Almora con un passaggio all’andata su una motoretta guidata da un tibetano.

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Almora, 18 aprile 2017. Tempio sulla collina della cittadina.

Percorro e ripercorro la strada del mercato, devio verso un’altra salita e arrivo al Nanda Devi Temple, dedicato a Shiva.

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Almora, 18 aprile 2017. Portatore lungo la via principale.

In una cappella centrale del tempio c’è un’anfora appesa e una donna mi spiega che durante il mese di aprile è possibile a chiunque mettere dell’acqua all’interno.

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Almora, 18 aprile 2017. La via del mercato.

Al ritorno, dal finestrino del taxi condiviso, guardo i numerosi templi dipinti di rosso che spiccano armoniosi nella zona. Più tardi, camminando lungo la Bensar Road, incontro diversi bambini e dei ragazzi di entrambi i sessi che stanno tornando da scuola. Qui, contrariamente ad altri Stati fedelali, le scuole sono aperte, anche se non tutti i bambini frequentano la scuola.

19 aprile 2017

Mi dispiace lasciare Kasar Devi. Un camion ci offre un passaggio fino ad Almora e lì ci dividiamo: mio figlio, la sua ragazza e Jonathan si dirigono verso Monsijvari, ad un’altitudine di 2200 metri, io vado più vicino, a Kausani, a 1890 metri.

Kausani, 19 aprile 2017.

Kausani, 19 aprile 2017.

Kausani è una cittadina di 2400 abitanti con i suoi abitanti impegnati in parte nell’esercito, altri nell’agricoltura e nel business del turismo. Una moltitudine di alberghi eleganti sono disseminati tra le pinete, le coltivazioni di tè, riso, patate, legumi di vario tipo che caratterizzano la zona.

Kausani, 19 aprile 2017. La piazzetta.

Kausani, 19 aprile 2017. La piazzetta.

La cittadina si sviluppa lungo la strada principale che si congiunge con altre vie sulla piazza, ma si espande anche sulla collina con una grande varietà di negozietti e ristoranti concentrati ai lati della salita.

Kausani, 19 aprile 2017. La parte del paese arroccata sulla collina.

Kausani, 19 aprile 2017. La parte arroccata sulla collina.

Non ci sono edifici antichi a Kausani; nemmeno il tempio che sta su in alto pare avere una storia. Sia le case, sia gli edifici eleganti ed anche i negozietti sono fatti di materiale povero e sembrano di recente costruzione.

20 aprile 2017

Da Kausani prendo un taxi collettivo e vado a Baijnath percorrendo 16 km di strada immersa in una fitta foresta per lo più di conifere.

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Dintorni di Kausani, Baijnath, 20 aprile 2017. Sculture dei templi Baijnath IX-XII secolo.

Quando il paesaggio si apre, appaiono i terrazzamenti con le messi di grano maturo, a volte già raccolto e con i fasci di paglia messi verticalmente ad essiccare. Il gruppo dei templi di Baijnath sorge accanto al fiume Gomti e le costruzioni sono in pietra.

Baijnath e il fiume Gomti.

Baijnath, 20 aprile 2017. Panorama dalla riva del fiume Gomti.

Sono stati costruiti a spire, in stile Nagara, tra il IX e il XII secolo. La principale attrazione del gruppo è il tempio dedicato a Shiva, il Pancharatha Temple, con all’interno una grande statua in pietra di Parvati, contornata da 26 immagini sacre.

Baijnath, Uttarakhand, India, 20 aprile 2017. Baijanath Temples, IX-XII secolo.

Baijnath Temples, 20 aprile 2017.

All’interno del Pancharatha Temple, un’anziana indiana sta celebrando il rituale dell’acqua, una cerimonia che si attua anche qui, come ad Almora, in questo periodo. La donna accende gli incensi e li ruota con le mani girando lei stessa intorno ad una grande brocca d’acqua appesa al soffitto; sul fondo del contenitore c’è un forellino dal quale esce una goccia che bagna il filo d’erba inserito. La donna versa diversi secchi d’acqua su una specie di grande bugia in metallo che sta sotto il contenitore sacro appeso. Alla fine del rituale, getta del riso sia sulla statua di Parvati che intorno alla grande brocca.

Incontro tra Baijnath e Garur

Dintorni di Kausani, 20 aprile 2017. Incontro sulla strada tra Baijnath e Garur.

Il gruppo di templi è molto frequentato da visitatori indiani che arrivano dalle città con le loro numerose famiglie; viaggiano a bordo di auto proprie oppure in taxi, con l’autista. Percorro a piedi i due Kilometri che separano Baijnath da Garur; cammino lungo la strada principale che segue in parallelo il percorso del fiume.

Garur, sul fiume

Garur, dintorni di Kausani, 20 aprile 2017. Attività sul fiume.

Guardo la moltitudine di donne che stanno facendo il bucato laggiù e i panni messi ad asciugare sulle grosse pietre che stanno al margine del fiume. Entrando a Garur incontro dei giovani operai che stanno caricando della sabbia su delle sacche di tela appoggiate sulla schiena di un gruppo di muli.

Operai e muli

Garur, dintorni di Kausani, 20 aprile 2017. Utilizzo dei muli per il trasporto di materiale edile.

Oltre agli animali, anche qui ci sono i portatori, le persone che trasportano sulle spalle le merci; le portano dal parcheggio degli autobus nei tratti interni della cittadina, lungo il pendio. La parte principale di Garur si sviluppa su un’altura e la via centrale è animata da numerosi negozi e bancarelle.

Incontri tra Baijnath e Barur

Kausani, dintorni, 20 aprile 2017. Incontro sulla strada tra Baijnath e Garur.

Verso le 13.30, dal portone di un parco in cima alla collina, escono numerosi ragazzi e ragazze con la divisa della scuola statale che frequentano; vanno a riempire gli autobus che collegano la cittadina con i villaggi intorno.

Garur negozio

Dintorni di Kausani, Garur, 20 aprile 2017. Esterno di un negozio.

A Kausani, all’ora del tramonto, mentre passeggio lungo la strada che va verso Almora, si ferma un furgone con su un ragazzo israeliano di 25 anni. Ha comprato il mezzo fatiscente a Pushkar e sta girando l’India da un mese dopo aver viaggiato: in Laos, Vietnam e Cambogia. Ora, è in arrivo da Rishikesh e sta andando a Kasar Devi, dove incontrerà un amico israeliano.

21 aprile 2017

Un’ora al Post Office per prenotare il biglietto del treno da Kath Kodam a Delhi senza riuscire a farlo: il computer dava errato il mio numero di passaporto.

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Kausani, dintorni, 21 aprile 2017. Rudradhari Temple accanto ad una cascata, in mezzo al bosco.

M’incammino nella direzione del Rudradhari Temple e all’imbocco della deviazione dalla strada principale salgo su un taxi collettivo che mi conduce fino all’inizio del sentiero per il luogo sacro. Sul taxi viaggiano delle persone che abitano nelle case sparse sulle colline, tra i terrazzamenti coltivati a grano, patate e legumi. Lungo il percorso, a momenti compare l’incantevole scenario delle distese di grano nelle diverse fasi di maturazione, che mosse dal vento mutano continuamente di colore a seconda della direzione in cui ondeggiano.

Kausani, dintorni, 21 aprile 2017. Rudradhari Temple.

Kausani, dintorni, 21 aprile 2017. Rudradhari Temple.

Le case sulla collina sono singole, ma non lontane le une dalle altre e sono dipinte prevalentemente di color rosa fuxia, azzurro intenso, giallo canarino, verde pisello. Tra i viaggiatori del taxi c’è un indiano che parla un po’ d’inglese; abita nel villaggio che sta vicino al sentiero per il tempio e insegna privatamente ai bambini della zona, dalla prima alla dodicesima classe. La salita al tempio è di 1.5 Kilometri e diverse volte devo attraversare il torrente per congiungermi di nuovo con un sentiero che a volte scompare tra le pietre.

Kausani, dintorni, 21 aprile 2017. Rudradhari Temple.

Kausani, dintorni, 21 aprile 2017. Rudradhari Temple.

Mi rassicura l’incontro con due ragazzi che stanno scendendo dal tempio e più su, la vista di un’anziana che raccoglie della legna e abita lì intorno.

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Dintorni del tempio nel bosco, 21 aprile 2017. Donna che raccoglie la legna secca nei pressi del Rudradhari Temple.

Nelle vicinanze del tempio, compaiono dei muretti a secco che accompagnano per un tratto la salita che si trasforma, poi, in una lunga scalinata di sassi.

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Kausani, dintorni, 21 aprile 2017. Muretti a secco nei pressi del tempio nel bosco.

Arrivo al tempio dedicato a Shiva, una costruzione inserita in una cava situata accanto ad una cascata. Dalla pozza d’acqua sottostante partono le tubature dell’acquedotto che fiancheggiano quasi tutto il sentiero e portano l’acqua ai serbatoio che stanno sui  tetti delle abitazioni. Il tempio è antico, ma nessuno ne conosce l’origine; è stato restaurato in tempi recenti utilizzando piastrelle di ceramica, mattoni e getti di cemento all’esterno.

Kausani, dintorni. Il tempio e la cascata.

Kausani, dintorni, 21 aprile 2017. La cascata accanto al tempio di Shiva, in mezzo al bosco.

C’è un sacerdote sulla scalinata che scende al tempio: è impegnato a spazzare le foglie secche cadute dagli alberi. Quando mi vede va a sedersi sul pavimento, accanto all’altare, il posto dal quale distribuisce il segno di Shiva sulla fronte dei visitatori. Torno al villaggio e lungo il sentiero incontro una giovane coppia di turisti indiani accompagnati da una guida locale. Più giù, passo accanto ad una mucca scheletrita che sta brucando l’erba secca sui bordi del sentiero e più sotto ancora vedo, in lontananza, delle capre che stanno attraversando il fiume e sento la voce di un bambino che le chiama. Sullo stesso lato ci sono delle altre mucche al pascolo. Mi fermo al ristorante del villaggio che sta dove inizia il sentiero per il tempio; qui non c’è alcuna scelta per il pranzo se non quella degli spaghettini in busta con qualche vegetale fresco dentro. Dopo poco tempo arriva la coppia del Panjab con la guida che ho incontrato lungo il sentiero e insieme all’autista mi offrono un passaggio fino a Kausani.

22 aprile 2013

Cammino per circa 3 Kilometri lungo la strada che porta alle coltivazioni del tè. Stamattina c’è stato un grosso temporale che ha spazzato via la foschia lasciando finalmente scoperto il panorama sulle alte cime dell’Himalaya innevate.

Kausani, 22 aprile 2017. Panorama verso l'Himalaya che s'intravede appena.

Kausani, 22 aprile 2017. Panorama verso l’Himalaya che s’intravede appena.

La strada è in discesa e a momenti tra gli alberi si aprono degli scorci di panorama sui terrazzamenti coltivati a grano che si delineano con le loro diverse gradazioni di colore giallo. Arrivo alle piantagioni di tè: sono composte da distese di piccolissimi alberelli coltivati sulle pendenze dei vari versanti della collina.

Kausani, 22 aprile 2017. Piantagioni di tè.

Kausani, 22 aprile 2017. Piantagioni di tè.

In questa zona ci sono diversi negozi che vendono sia il tè, sia altri prodotti locali tra cui: marmellate e succhi di rododendro, foglie di tulsi essiccate, creme per il corpo, scialli, tappeti, giacche e tessuti di lana.

Kausani, 22 aprile 2017. Panorama. Sullo sfondo le montagne dell'Himalaya.

Kausani, 22 aprile 2017. Panorama. Sullo sfondo le montagne dell’Himalaya.

Al ritorno faccio segno ad una corriera di fermarsi: salgo e barcollando cerco di trovare un posto libero. Mi meraviglio della distanza che percorre il mezzo per raggiungere Kausani e per aver camminato così a lungo all’andata.

Kausani, U.K. 22 aprile 2017. Incontro lungo la strada per il Tea garden.

Kausani, U.K. 22 aprile 2017. Incontro lungo la strada per il Tea garden.

Nel pomeriggio salgo sulla collina dove sorge la maggior parte degli ashram e degli alberghi con la vista sulla catena dell’Himalaya. Tra le costruzioni nuove si scorgono alcuni rari vecchi edifici ancora integri e spesso abbandonati.

Kausani, Uttarakhand, India, 22 aprile 2017. Donna di Kausani

Kausani, Uttarakhand, India, 22 aprile 2017. Donna di Kausani

I nuovi alloggi turistici sono composti da stanze con terrazza e dispongono di un giardino adibito a parco giochi con una moltitudine di altalene per adulti e bambini. In cima alla collina la strada termina e proprio lì c’è la Rest House Governativa con dei prezzi simili a quelli degli hotels medio alti della zona. I turisti di questa zona sono quasi esclusivamente indiani che fuggono per il week-end dalla calura delle grandi città più a Sud per cercare sollievo e tranquillità, senza rinunciare ai comforts. Da quassù si possono ammirare le altissime cime dell’Himalaya che ora si intravedono soltanto: sono coperte di neve e a tratti si confondono con il bianco delle nuvole. Torno alla guest house attraverso la scorciatoia pedonale piena di negozi che scende fin sulla piazza principale. A metà discesa c’è un edificio che ha l’aspetto di un luogo pubblico in disuso. ” E’ una Birth House” mi dice il farmacista che ha il negozio di fronte. Non mi fornisce altre spiegazioni , ma credo di capire che si tratti di una vecchia maternità abbandonata. Mentre gli parlo vedo sul soffitto il nido di una rondine che vola tranquillamente avanti e indiedro dal negozio. Anche alla bottega alimentare che sta sulla piazza c’è un nido costruito all’interno di una scatola di legno appesa ad una trave e le rondini vanno e vengono, volando sopra le teste dei clienti.

23 aprile 2017

Oggi salgo sulla collina del Shiva Temple, lo supero e m’incammino, in mezzo alla foresta, verso il “Lakshmi Ashram”, una struttura che accoglie e istruisce le bambine e le ragazze povere dello Stato federato dell’Uttarakhand. Chiedo a dei ragazzi delle informazioni sulla via per raggiungere l’ashram e mi indicano lo sbarramento, da superare, di sassi e rovi che qualcuno ha messo per impedire il passaggio.Dopo una vorticosa scivolata sul pendio argilloso riesco a proseguire cercando con fatica i segni del sentiero. Ogni tanto giungono delle voci dalle case isolate del bosco, più in là sento soltanto i battiti delle scuri dei boscaioli che arrivano da non molto lontano.

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Kausani, 23 aprile 2017. Abitazione in mezzo al bosco.

Salgo ancora e supero un altro sbarramento fatto di sassi traballanti e da una serie di righe di filo spinato. Ora sento delle voci più vicine: sono delle donne che stanno tagliando la legna dagli alberi già caduti. Mi dicono che l’ashram sta laggiù, in fondo al sentiero là sotto.

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Kausani, 23 aprile 2017. Il Lakshmi Ashram.

Arrivo all’interno di un gruppo di costruzioni in blocchi di pietra squadrata con dei ballatoi, dei solai e delle travi in legno.

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Kausani, 23 aprile 2017. I ballatoi del Lakshmi Ashram.

Tara, una delle insegnanti mi mostra alcune parti della struttura dove ogni stanza ha la sua funzione: c’è la cucina, la zona pranzo, le camere, gli uffici, le aule, la biblioteca, la sala studio e la stanza della preghiera.

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Kausani, 23 aprile 2017. La cucina solare del Lakshmi Ashram.

All’esterno della cucina ci sono due pentole a pressione che stanno bollendo su dei forni solari. Anche una parte dell’elettricità arriva dai pannelli solari; l’ashram, però, è allacciato alla rete pubblica ed è collegato a internet. All’interno della struttura attualmente vivono 56 ragazze, con un’età che va, dagli 8 ai 18 anni, ma ci sono delle eccezioni. Dello staff fanno parte 20 donne, tra insegnanti, impiegate, addette alle mucche, all’orticoltura e giardinaggio, alla cucina, alla pulizia.

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Kausani, 23 aprile 2017. Aspetti del Lakshmi Ashram.

Le classi sono ora una decina e vanno dalla prima alla decima. L’undicesima la frequentano nella scuola statale e poi completano gli studi della dodicesima classe qui, nell’ashram. Alcune ragazze riescono a proseguire gli studi al college mentre delle altre che frequentano la scuola statale, vengono indirizzate qui per un corso formativo di otto mesi. La preparazione culturale che offre l’ashram comprende: l’apprendimento delle lingue sanscrito, hindi e inglese e lo studio della matematica.

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Kausani, 23 aprile 2017. Tara, l’insegnante di sanscrito e hindi.

Per la parte pratica, le allieve, imparano a governare le mucche, a mungerle e a preparare lo yogurt, a lavorare l’orto e il giardino, a cucinare, a tessere i tappeti, a tagliare e cucire i vestiti, a pulire le stanze.

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Lakshmi Ashram.

La loro preparazione è indirizzata al lavoro sociale, all’insegnamento e al governo della famiglia, e vengono educate a non porre in primo piano l’interesse per il denaro. Incontro insieme a Tara, l’insegnante di sanscrito e hindi, una ragazza di Kasar Devi di 20 anni che frequenta la prima classe.

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Kausani, 23 aprile 2017. L’ingresso alla mensa del Lakshmi Ashram.

Tara mi racconta che il “Lakshmi Ashram” è stato costruito nel 1946 per iniziativa di una donna inglese, Catherine Mary Heilemann che ha raccolto i fondi necessari attraverso le donazioni di persone indiane. Catherine Mary Heilemann è venuta in India già nel 1941, ha lavorato per cinque anni come nursey grazie all’appoggio di Mahatma Gandhi del quale ne seguiva gli insegnamenti. Durante il periodo coloniale si è opposta al dominio inglese sull’India subendo il carcere per due anni con l’accusa di tradimento. Catherine Mary Helemann ha assunto, in seguito, il nome indiano di Sarala Benn.

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Lakshmi Ashram.

Dopo qualche tempo, incontro l’insegnante più anziana dell’ashram: ha lavorato qui fin dal 1951 e per molti anni ha collaborato con Sarala Benn. Ora è in pensione, ma continua ad abitare nella struttura ed a seguirne le attività. Mi assicura che gli insuccessi educativi riscontrati negli anni sono stati molto esigui.

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Lakshmi Ashram: la mensa.

24 aprile 2017

Lascio Kausani per andare a Bhowali e da lì prendere l’autobus per Nainital dove dovrebbe venire a prendermi un indiano che ho conosciuto a Varanasi; ha un albergo elegante sul lago. In realtà mi ha invitata a stare nel suo hotel, ma ho tante perplessità. La corriera scende dalla collina e raggiunge una zona pianeggiante coltivata prevalentemente a grano, cipolle e patate. Siamo a Someswar, una cittadina commerciale con i lati delle strade animate da negozi e bancarelle; la corriera si ferma a lungo qui, sulla piazzetta. Si riparte! Laggiù in basso si vede scorrere l’acqua di un fiume con accanto l’inizio di una lunga gradinata di terrazzamenti coltivati a riso, grano, patate, zucchine, legumi ed erba medica. La strada risale nella foresta e poi ridiscende; si arriva ad un bassopiano con distese di grano maturo e tra le spighe numerose donne che lo stanno tagliando con il falcetto. Più avanti, compare un gruppo di covoni, con la paglia della stagione passata, disposta intorno ai tronchi degli alberi. Arriviamo nella foresta di Binsar che molte volte ho percorso a piedi quando stavo a Kasar Devi: mi emoziono quando vedo i cartelli stradali che indicano il villaggio e la cittadina di Almora. Mancano ancora circa 60 Kilometri per Bhowali, un’ora di viaggio. A Bowali, la corriera per Nainital è in partenza: salgo e invio un messaggio all’indiano dell’hotel per dirgli che sono in arrivo. Mi risponde di fargli sapere in quale hotel alloggerò e che forse domani o dopodomani verrà a salutarmi. Mi scrive che è molto impegnato con dei clienti.

Nainital, 24 aprile 2017. Architetture tipiche.

Nainital, 24 aprile 2017. Architetture tipiche.

A Nainital le guest house più economiche s’aggirano sulle 600 rupje al giorno, circa 9 euro: ne trovo subito una, condotta da un giovanissimo manager e da una serie di aiutanti, suoi coetanei.

Nainatal, 24 aprile 2017. Architetture locali.

Nainital, 24 aprile 2017. Case tipiche.

Nainital è una cittadina situata ad un’altitudine di 2084 metri, arroccata sui versanti delle colline Kumaoti, intorno al lago Naini, con delle vie che si diramano sulle pendenze, animate di negozi, ristorantini e alberghi.

Nainital, 24 aprile 2017. La zona pedonale degli hotels, di sera.

Nainital, 23 aprile 2017. La Mal Road.

La parte degli hotels eleganti e costosi si sviluppa intorno al lago, soprattutto verso Nord-Est, sulla Mal Road, su un percorso pedonale che scorre parallelo alla strada con il traffico. Lungo la Mal Road, in particolare quando alla sera viene chiusa al traffico, si riversa una grande folla di turisti indiani per la passeggiata tra i negozi, i ristoranti e gli alberghi eleganti della cittadina.

Nainital, 24 aprile 2017. Sala giochi verso sera, nela zona pedonale.

Nainital, 24 aprile 2017. Aspetti di una sala giochi sulla Mal Road.

C’è anche una sala giochi sulla via, ed è piena di giovani impegnati con le macchinette, mentre, in contemporanea, sulla via, una moltitudine di portatori, anche bambini vanno avanti e indietro con enormi carichi di merce sulle spalle.

Nainital, 24 aprile 2017. La chiesa protestante e la scuola annessa.

Nainital, 24 aprile 2017. La chiesa protestante inglese e l’annessa scuola.

Tra gli edifici illuminati, scorgo delle chiese: una, in centro, è protestante, ed ha annessa una scuola privata inglese; un’altra, sulla Mal Road è cattolica, ed è dedicata a San Francesco. Di là del lago si vedono due templi illuminati e, sulla destra, una grande moschea dalla quale, proprio ora, arriva la voce del “muezzin” per la preghiera serale. Secondo quanto mi racconta un negoziante del centro, Nainital ha 200.000 abitanti di cui, circa 50.000 sono musulmani, 32.000 appartengono alla religione sick, 10.000 sono cristiani ed i  rimanenti sono induisti.

25 aprile 2017

Cammino lungo la riva Est del lago Naini e raggiungo il grande tempio induista denominato Nana Devi Temple.

Nainital, U.K. India, 25 aprile 2017. Case tipiche.

Nainital, 25 aprile 2017. Le case tipiche.

Lungo il tragitto rivedo la chiesa protestante che si erge in alto, accanto alla città vecchia; oltrepasso la chiesta cattolica di San Francesco in fase di restauro e, più avanti, scopro una chiesa metodista, anch’essa in corso di ristrutturazione.

Nainital, Uttarakhand,India, 25 aprile 2017. La città vecchia.

Nainital, 25 aprile 2017. Portatore.

La zona dei templi si trova a Nord del lago Naini ed è contornata da un vasto mercato di bancarelle e negozi, hotels e ristoranti che si estendono fino a congiungersi con le vie che salgono ai centri abitati delle colline.

le offerte al tempio dedicato a Shiva.

Nainital, 25 aprile 2017. Offerte al Naina Devi Temple.

Tra le bancarelle c’è una zona animata dalle bandierine tibetane, ma il tempio buddista sta su in alto, sulla collina. Entro nel grande tempio bianco della comunità sick: il custode mi invita a mettere uno dei copricapi arancione che sta all’ingresso, in una scatola di cartone. L’interno è molto spoglio a parte due strumenti musicali adagiati sull’altare. Chiedo qualche spiegazione riguardo ad una specie di sarcofago collocato davanti alla vetrata che si apre sul lago, ma il custode non mi risponde. Mi avvio verso il Naina Devi Temple: mi muovo tra una moltitudine di venditori di palloncini, girandole, collane, cappelli, ombrelli e mercerie di ogni genere.

Nainital, India del Nord, 25 aprile 2017. Giovane madre con bambino.

Nainital, 25 aprile 2017, Mal Road. Giovane madre con bambino.

All’interno del tempio induista, centinaia di indiani stanno portando, su dei piattini di plastica, le offerte di cibo e denaro ai sacerdoti delle varie cappelle. Nel piazzale esterno c’è una lunga fila di indiani seduti sul selciato che si offrono per disegnare i segni gialli e rossi con l’aggiunta di granelli di riso sulla fronte dei visitatori. Lo fanno ripetendo in continuazione e sottovoce la parola: “money, money”.

Incontro

Nainatal, 25 aprile 2017. Incontro lungo la strada.

A ridosso dei templi e sulle vie commerciali che stanno accanto, girano molte ragazze giovanissime con un bambino in braccio e chiedono l’elemosina. Quando incontro dei mendicanti non dò loro dei soldi, ma compro o regalo del cibo, un gesto che apprezzano molto.

zona mosc

Nainital, 25 aprile 2017. Incontro nella zona della moschea.

Pranzo in uno dei numerosi ristoranti della zona del mercato che sta di fronte al Naina Temple, denominata “Chinatown”.

Nainital, la moschea.

Nainital, 25 aprile 2017. La grande moschea, nella zona dei templi.

Più su, percorrendo i viottoli pullulanti di negozi, arrivo alla grande moschea, ora aperta per la preghiera di mezzogiorno. Andando oltre, salgo in una zona piena di ristoranti, hotels e scalinate ripide e strette che portano alle abitazioni soprastanti.

Nainital, Uttarakhand, India, 25 aprile 2017. Lungo il lago Naini.

Nainital, 25 aprile 2017. La Mal Road del lungo lago.

Torno lentamente verso la città vecchia attraverso lo sfarzoso lungo lago tra il via, vai di velocissimi ciclo risciò che trasportano i turisti nelle due direzioni.

Nainital, 25 aprile 2017. Le barche del lago.

Nainital, 25 aprile 2017. Le barche del lago Naini.

Sul lago, ci sono diverse postazioni di barche a forma di anatra, delle canoe e tanti pedalò ora invasi dai turisti. E’ un caldo pomeriggio ed è il momento di maggior attività per noleggiatori e barcaioli.

tra le abitazioni

Nainital, 25 aprile 2017. Abitazioni sulla collina, nella zona popolare della cittadina.

Tornando in guest house mi fermo ad ascoltare un numeroso gruppo di donne intento a suonare e cantare all’interno di un tempio dedicato a Shiva. Mi invitano a far parte del loro gruppo, mi guidano attraverso gli altari con le immagini di dee e di dei del tempio, mi mostrano la brocca dell’acqua che gocciola sul lingam di Shiva: un rituale, mi dicono, iniziato a marzo e che si protrarrà per tre mesi.

Canti e suoni

Nainital, 25 aprile 2017. Canti di donne in un tempio dedicato a Shiva.

Mi salutano donandomi un pacchettino con dentro due palline dolci, due mente di zucchero, un fiore. In serata mi arriva il messaggio dell’albergatore di Nainital, conosciuto a Varanasi. Mi propone di spostarmi in corriera fino a Bhowali, a mezz’ora da qui, domani, dove mi raggiungerebbe in auto per pranzare insieme e visitare la zona del lago Sattal. Gli rispondo ringraziandolo, salutandolo e augurandogli tanta felicità. Non lo sentirò più!

26 aprile 2017

Oggi vado verso Sud, nella direzione del tempio Hanuman Gadh che sta su un’altra collina, a 3.5 Kilometri da Nainital.

Nainital, 26 aprile 2017. Incontri lungo la strada per l'Hanuman Gadh Temple.

Nainital, 26 aprile 2017. Incontri lungo la strada per l’Hanuman Gadh Temple.

Cammino per un lungo tratto sulla strada principale dietro ad un anziano che sta trasportando, sulla spalla, dei secchi e delle sporte appesi alle due estremità di un arco di legno. Un indiano con due borse di plastica in mano sta andando al Shri Leela Shan Ashram che si trova sopra l’Hanuman Temple; l’uomo, mi invita a seguirlo attraverso una scorciatoia che entra nella foresta ed evita la lunga strada trafficata. Lui, viene dal Gujarat e sta andando all’ashram per un periodo di meditazione e spiritualità.

Nainital, dintorni, 26 aprile 2017. Hanuman Temple.

Nainital, dintorni, 26 aprile 2017. Hanuman Temple.

Prima di imboccare il sentiero mi ritrovo accanto un giovane francese di 21 anni, appena sbucato dalla foresta dove ha trascorso la notte. Ci segue fino all’Hanuman Temple, ma è sua intenzione uscire dalle montagne e dirigersi verso il Rajasthan che già conosce.

Nainital, dintorni, 26 aprile 2017. La cappella del dio Hanuman

Nainital, dintorni, 26 aprile 2017. La cappella del dio Hanuman.

Assisto alla cerimonia che si sta svolgendo sull’altare principale dedicato al dio Hanuman e cammino tra le varie cappelle, dedicate agli dei, situate nei piazzali interni del tempio, tra grandi alberi e gallerie in ferro decorate con piante rampicanti in fiore. Mi siedo su una panchina a leggere il tabellone con su scritta, in inglese, la biografia del baba Neelmb Karori al quale, pure, è dedicato il tempio. Apparteneva ad una facoltosa famiglia di bramini di Akbarpur, nell’Uttar Pradesh, ma già a 10 anni lasciava la casa paterna per dedicarsi alla vita spirituale, rinunciando alle sue ricchezze materiali.

Nainital, dintorni, 26 aprile 2017. Panorama verso lo Shri Shitlade Temple.

Nainital, dintorni, 26 aprile 2017. Panorama sul percorso tra l’Hanuman e lo Shri Shitlade Temple.

La fama della sua particolare predisposizione alla tolleranza e alla spiritualità si diffonde presto a Babanja, nel Gujarat, dove rimane rifugiato, dal 1910 al 1917. A Nainital, nel 1917, viene costruito il piccolo tempio di Hanuman e affidato alla sua conduzione. Negli anni 1935-36 si stabilisce definitivamente a Nainital, ampliando la struttura del tempio e dell’ashram con i proventi ottenuti attraverso la raccolta di donazioni. Mentre sono assorta nella lettura, il responsabile della cucina dell’Hunuman Temple si affaccia sulla porta della sala mensa e mi invita ad accettare il pranzo sacro offerto dal tempio: la “Prasada”. Parla un po’ l’italiano: lo ha imparato nei 15 anni in cui ha prestato servizio all’Eracan Baba Ashram, a 33 Kilometri da Kath Godam, un luogo molto frequentato da italiani. Mi racconta che il baba Neelmb Karori, durante la sua vita e attraverso le donazioni, ha costruito numerosi altri templi e ashram in diverse città indiane come: Almora, Rishikesh, Lucknow, Vrindavan. In quest’ultima città sono custodite le sue ceneri. “Non ci sono stati altri baba qui, dopo la sua morte, avvenuta nel 1973”, mi racconta ancora il cuoco, “ma ci sono dei responsabili che collaborano al funzionamento della struttura”. Mentre sto pranzando insieme al ragazzo che fa la guardia notturna al tempio, alzo gli occhi e vedo una schermata video con inquadrate le varie zone dell’edificio. “Il tempio”, mi raccontano ancora, “è sorvegliato di giorno e di notte in quanto ci sono stati diversi episodi di furti ad opera di gente particolarmente povera di origine nepalese”.

Nainital, dintorni, 26 aprile 2017. Cappelle del Shri Shitlade Temple.

Nainital, dintorni, 26 aprile 2017. Cappelle del Shri Shitlade Temple.

Dopo il caffè, salgo al Shri Shitlade Temple e al Sri Leela Shan Ashram che stanno poco più in alto, nella foresta. Lassù ritrovo l’indiano del Gujarat che mi fa da guida alle cappelle con le statue e le immagini del guru Shri Shitlade, a cui è dedicato il tempio, e del suo discepolo, Leela Shan che nel 1960 ha finanziato la costruzione del complesso. Shri Leela Shan ha vissuto quassù, in un minuscolo abitacolo, fin dal 1943.

Nainital, dintorni, 26 aprile 2017. Incendio nella foresta.

Nainital, dintorni, 26 aprile 2017. Incendio nella foresta, verso l’Hanuman Temple.

27 aprile 2017

Oggi torno al Naina Devi Temple, ma percorrendo la Tandi Road, la strada che fiancheggia la parte Ovest del lago Naini.

Nainital, 26 aprile 2017. Sulla riva del lago.

Nainital, aprile 2017. Donne del posto sulla riva del Naini Lake.

Lungo la via c’è un grande tempio, dipinto di rosso e bianco, dedicato a Lord Shiva. Sulla sinistra del portale, dove inizia la via che sale al tempio, c’è la scultura di una divinità nera vestita con degli abiti dello stesso colore. “E’ Bherav”, mi dirà più tardi un sacerdote, “che in sanscrito significa terribile: ed è una delle manifestazioni di Shiva”.

Bhairava, (terribile, in sanscrito), una reincarnazione di Shiva.

Nainital, 27 aprile 2017. Il dio Bhairava, (terribile, in sanscrito), una reincarnazione di Shiva.

Salgo lungo il vicoletto che arriva sull’altare principale dove un giovane sacerdote sta ponendo i segni rossi sulla fronte di un’intera famiglia di induisti.

Nainital, 27 aprile 2017. preghiera offerte in un tempio indu della Tandi Road.

Nainital, 27 aprile 2017. Preghiera offerte in un tempio industa della Tandi Road.

Ridiscendo la stradina per dirigermi verso la via principale, ma un altro sacerdote sta aprendo la porta del tempio accanto e mi invita ad entrare.

Nainital, 27 aprile 2017. Saraswati, la dea delle arti.

Nainital, 27 aprile 2017. Saraswati, la dea delle arti.

All’interno c’è la scultura della dea Saraswati, la protettrice delle arti che opera in particolare il giovedì, la giornata odierna. “Il giovedì”, mi racconta il sacerdote, “è la giornata della lettura, della musica e dell’apprendere ed è dedicata in particolare ai guru”.

Nainital, 27 aprile 2017. Naini lake visto dalla Tandi Road.

Nainital, 27 aprile 2017.  Il Naini lake visto dalla Tandi Road.

Lungo tutta la Tandi Road si susseguono numerosi piccoli templi dipinti di bianco e rosso, con all’interno di ciascuno un sacerdote che recita dei mantra. Mentre prega, il sacerdote, disegna dei cerchi di fumo nell’aria e suona a lungo il campanello che tiene in mano.

Nainital, 27 aprile 2017. Panorama verso est.

Nainital, 27 aprile 2017. Panorama verso Est.

Completo l’intero giro del lago tornando alla città vecchia; salgo sulle ripide scalinate e sugli stretti viottoli che portano alle abitazioni arroccate su in alto, sulla collina Ovest. Qui le case sono raggruppate e allineate, ma le abitazioni paiono molto piccole. In ogni spazio esterno quassù, ma anche nelle palazzine dei pianori sottostanti, si vedono delle taniche di latta dipinte e dei barattoli di plastica con all’interno dei gerani e altre piante in fiore.

Nainital, Uttarrakhand, India, 27 aprile 2017. Amiche sull'uscio di casa.

Nainital, Uttarrakhand, India, 27 aprile 2017. Amiche sull’uscio di casa.

Poco più avanti, dalle finestre aperte di una scuola, dei bambini mi salutano dall’alto: sono gli allievi di una scuola protestante dedicata a Santo Stefano. Da qui non c’è più la possibilità di salire e non ci sono altre costruzioni. Scendo attraverso una strettoia diversa e arrivo in un portale che si apre su un piazzale con la vista sul lago. “E’ il retro di un hotel” mi avverte un indiano dall’interno del cortile. Scendo ancora e mi trovo davanti ad un edificio, apparentemente disabitato, dall’architettura molto lineare. “E’ un hotel”, mi dice una persona, forse il manager della struttura.

Nainital, 26 aprile 2017. Bambino portatore

Nainital, aprile 2017. Bambino portatore

Più giù, arrivo sul retro della grande chiesa protestante con annessa la scuola; qui le classi vanno dal primo al dodicesimo anno. Dal cortiletto interno un gruppo di insegnanti indiane mi saluta con un cenno della mano; una di loro si avvicina alla stradina incuriosita dal segno rosso che un sacerdote mi ha dipinto sulla fronte. La donna mi parla a lungo della sua grande fede nella religione protestante che ritiene sia l’unica portatrice di verità.

Nainital, 26 aprile 2017. Bambini mendicanti sulla riva del lago Naina.

Nainital,  aprile 2017. Bambini mendicanti sulla riva del lago Naini.

Esco sulla Tandi Road, raggiungo l’incrocio e mi dirigo verso la strada che porta ad Almora. Scendo lungo una scalinata e attraverso il ponticello che congiunge le due sponde di un fiume quasi asciutto. Qua sotto, scorre l’acqua all’interno di uno strettissimo canale che viene utilizzato come lavatoio per grossi quantitativi di panni.

Nainital, Uttarrakhand, India, 27 aprile 2017. Il canale usato come lavanderia all'aperto.

Nainital, Uttarrakhand, India, 27 aprile 2017. Il canale usato come lavanderia all’aperto.

Dei lavandai sono al lavoro con le gambe immerse nell’acqua mentre altre persone stanno stendendendo dei teli sulla riva, accanto a dei mucchi già asciutti. Tra le abitazioni di questa conca della città, oltre al grande lavatoio, c’è una vasta zona adibita a discarica.

Nainital, 27 aprile 2017. Lavoro di adulti e giochi di bambini nella discarica accanto alle loro abitazioni.

Nainital, 27 aprile 2017. Lavoro di adulti e giochi di bambini nella discarica accanto alle abitazioni.

Qui, degli uomini e delle donne stanno raccogliendo la plastica in grossi sacchi bianchi mentre i bambini delle abitazioni accanto giocano a nascondino intorno.

Nainital, Uttarakhand, India, 27 aprile 2017. Mendicante con bambino sulla Malla Road.

Nainital, Uttarakhand, India, 27 aprile 2017. Mendicante con bambino sulla Mal Road.