Da Lubiana (Slovenia) a Udine (Italia), 18 aprile 2019

 

Sto tornando a casa. Da Lubiana a Udine ci sono, circa, due ore di viaggio, in pullman. Mi vien da piangere al solo pensiero di lasciare questa dimensione nomade, questo modo quasi improvvisato di esplorare il mondo, di vederlo e viverlo, con la gente che incontro. Il pullman viaggia veloce: attraversa campagne coltivate, prati erbosi curatissimi e s’addentra tra  boschi di latifoglie e fitte pinete. Ogni tanto, si nota qualche albero di ciliegio, che, con i suoi fiori bianchissimi, spezza l’uniformità verde del paesaggio. Seduta, accanto a me, c’è una signora sui sessant’anni, di Zagabria. Sta andando a Udine per far visita alla figlia, che vive là. Mi sorride, desiderosa di comunicare, ma non riusciamo a capirci. Quando tossisco una, due volte, si porta il fazzoletto di carta, sgualcito, alla bocca e poi va a sedersi in un altro posto. Guardo fuori dal finestrino: stiamo attraversando una zona quasi disabitata. Si vede soltanto qualche raro casolare, sparso, qua e là. Pochi Kilometri ancora ed ecco apparire un gruppo di case tra le colline e poi dei paesetti, ordinati, con le abitazioni nuove, costruite intorno alla chiesa. La giornata è tiepida, il cielo è completamente sereno e il traffico scorrevole. Ora l’ambiente sembra già carsico, con le rocce e i massi che compaiono a tratti, tra alberi e cespugli. A momenti, usciti dalle zone boschive, si vedono delle distese di prati erbosi, intervallati soltanto da qualche piccolo appezzamento di terreno, appena arato. In diversi posti ci sono delle grosse balle di fieno accatastate, chiuse in sacchi di plastica azzurri. Poco lontano da un paesetto, su una collina, appare una grande pala eolica in movimento. Più avanti se ne vedono delle altre, tutte che ruotano, mosse dal vento. Siamo a 23 Km da Trieste. Poco prima di raggiungere il confine compare una grossa centrale elettrica di trasformazione. Ancora boschi, ciliegi in fiore, rocce e massi; poi, all’improvviso tutto si fa buio: siamo entrati in una lunga galleria. Alla frontiera passiamo tranquilli, senza fermarci e senza nessun controllo. Siamo in Italia. Il paesaggio sembra aprirsi e diventare più ampio e le colline paiono più lontane. Attraversiamo delle altre gallerie, una dopo l’altra e poi, nei bordi della strada vediamo delle lunghe file di cespugli bianchi e gialli che sembrano allontanarsi alla stessa velocità del pullman. Ad un tratto compare il mare da una parte e dall’altra ritornano le rocce carsiche e gli alberi, a volte in fiore. Ora, su un cartello stradale,  c’è l’indicazione  con la scritta “Udine”. Ancora una corsa lungo l’autostrada, tra piccoli boschi, distese di campi coltivati, alcuni filari di gelsi con poche foglie spuntate in cima e qualche cespuglio interpoderale fra gli appezzamenti. Siamo nei pressi di Palmanova. Qui, distese di campi coltivati a soia, orzo, mais, frumento, girasoli si alternano a filari di vigneti immensi. Compaiono, pure, molti frutteti e diverse aziende agricole e case isolate. In qualche zona si vedono delle superfici di campi con il frumento già alto e davanti a qualche casa degli alberi di lillà e delle magnolie  in fiore. Più avanti, anche qui, compaiono le distese di campi coltivati con le piante dai fiori gialli: la colza. Poco lontano dalla strada, c’è una grande fabbrica con le ciminiere che fumano e delle vaste cataste di legname disposte intorno. Forse è una centrale a biomasse. Siamo vicinissimi a Udine. Guardo verso Est dove ci sono ancora le montagne imbiancate, mentre lassù, verso Nord, sul Quarnan, ai piedi del quale sono nata, la neve è già sciolta.

Lubiana (Slovenia), 17 aprile 2019

Oggi esplorerò la città lentamente. Arrivo nella piazza Preseren dal retro della Chiesa francescana dell’Annunciazione che mi sembra più grande di quanto appaia dalla facciata.

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Lubiana, 17 aprile 2017. Piazza Preseren.

La piazza è animatissima: diversi gruppi di turisti con la guida stanno ascoltando le spiegazioni sulla città e le diverse voci al microfono s’intersecano tra loro creando un certo frastuono. C’è anche Tina, la guida turistica, con un nuovo numeroso gruppo di gitanti ai quali sta ripetendo le stesse cose di ieri.

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Lubiana, 17 aprile 2019. La Chiesa dell’Annunciazione, sullo sfondo.

La chiesa, dipinta di rosa, è stata costruita tra il 1460 e il 1660, in stile barocco. Nella parte in alto della facciata c’è la statua della Madonna di Loreto, realizzata in rame battuto. Lì, ci sono anche delle altre sculture inserite nelle nicchie: un Dio, un Angelo e la Madonna.

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Chiesa dell’Annunciazione, interno.

Entro all’interno: c’è una sola navata centrale e due file di cappelle laterali. Il soffitto è a botte ed è tutto affrescato con scene religiose. Sull’altare maggiore c’è una pala con dipinta l’Annunciazione. Sugli altari laterali e intorno ci sono altri dipinti dell’Annunciazione, di Cristi in croce, di Madonne. Mi siedo un attimo su un banco: da un confessionale arriva una voce e dopo poco tempo, attraverso la porta, esce una donna ed entra un uomo. Mi guardo intorno: ci sono almeno sei confessionali con il nome del frate che sta all’interno scritto in alto. Da un altare laterale arriva la voce di un altro frate che sta pregando, in latino, insieme ad un gruppo di fedeli. La preghiera dura pochissimo e il frate si affretta a raggiungere il suo confessionale dal quale si accende, immediatamente, una luce verde.

Piazza civica e Fontana dei fiumi carniolani di F. Robbia.

Piazza Civica e Fontana dei Fiumi Carnoliani.

Nella piazza, dove oggi ci sono le bancarelle, degli studenti stanno dando delle lezioni pratiche di pronto soccorso alla gente, usando dei manichini. Giro intorno alla piazza e riguardo gli stessi palazzi di ieri, ma con maggior attenzione. Di fronte al Triplice ponte, composto da un vecchio ponte in pietra del 1842 e da due altri nuovi, progettati dall’architetto Joze Plecnik e costruiti nel 1931, c’è la Piazza Civica con il Municipio, ricostruito nel 1718, e la Fontana dei Fiumi Carniolani, realizzata da Francesco Robbia, nel 1751.

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Il Municipio.

Sulla via, a lato del Municipio, c’è la Cattedrale di San Nicola, costruita tra il 1701 e il 1708. Entro anche qui. E’ immensa: ha una grande cupola affrescata e delle finestre che si aprono intorno ad essa.

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La Basilica di San Nicola.

Il soffitto è a botte ed è affrescato con immagini che ricordano un po’ il ‘700 veneziano. Una musica sacra cantata contribuisce a creare un’atmosfera mistica, all’interno dell’edificio.

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Interno della Cattedrale di San Nicola.

Poco dopo la cattedrale si apre la Piazza del Mercato, animatissimo in questa tarda mattinata. Al Ponte dei Draghi, che sta lì accanto, c’è un numerosissimo gruppo di turisti cinesi che sta posando per delle fotografie.

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Il Triplice Ponte.

Torno verso il Triplice Ponte passando attraverso quello dei Lucchetti o dei Macellai per andare verso l’edificio che ospita la Biblioteca Nazionale.

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Statue mitologiche accanto al Ponte dei Lucchetti o dei Macellai.

Oggi cerco gli edifici seguendo la planimetria che mi han dato all’ostello. Riattraverso il fiume dal Ponte dei Calzolai, anche questo progettato da Joze Plecnik e realizzato in cemento armato tra il 1931 e 1932. Trovo la Biblioteca Nazionale e Universitaria, già vista ieri, velocemente, con la guida.

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La Biblioteca Nazionale.

Quest’opera è la più importante realizzata dall’architetto Plecnik in Slovenia ed è stata costruita tra il 1936 e il 1941. La facciata è una combinazione di mattoni e blocchi di pietra in forme diverse. La biblioteca custodisce numerosi manoscritti medioevali, incunamboli e libri a stampa rinascimentali. Nei pressi della biblioteca vedo l’indicazione delle Mura romane, che paiono poco distanti da lì.

teatro Krizanke, teatro all'aperto

Teatro all’aperto di Krizanke (?).

Passo davanti ad un portale: entro. E’ un teatro che si apre in un grande cortile. Credo si tratti del Krizanke, un teatro all’aperto. Proseguo il mio cammino verso il quartiere di Mirje, l’antica Emona, dove ci sono le mura e dei reperti del periodo che va dal I al VI secolo.

resti sito romano di Emona

Resti romani nel sito archeologico di Emona.

Emona è stato un insediamento nel cuore della Lubiana odierna, e le mura, con 26 torri e quattro porte principali, sono state costruite tra gli anni 14 e 15 a. C. Formavano, attorno alla cittadina, un rettangolo perfetto. Le mura sono state ristrutturate negli anni ’30 del XX secolo, secondo il progetto dell’architetto Joze Plecnik.

ricostruzione di una piramide nel sito archeologico di Emona.

Il sito archeologico dell’insediamento romano di Emona.

Ora, sono incorporate insieme ad una piramide costruita nel 1938 e inserita nel parco insieme ai resti romani.

Sono quasi le 15:00. Torno, attraverso il lungo fiume, nell’area del mercato per cercare qualche ristorantino dove pranzare. E’ una giornata tiepida e soleggiata.

il ponte Macellai o Lucchet

Il Ponte dei Lucchetti o dei Macellai visto dal lungo fiume.

Molta gente se ne sta seduta sulle panchine, sui muretti e nei numerosi ristoranti del lungo fiume. Anche i diversi caffè della zona sono affollati. I barconi a motore passano silenziosi nelle due direzioni, carichi di turisti.

Metelkova

Metelkova, il centro culturale alternativo di Lubiana.

Dopo il pranzo mi dirigo verso il quartiere di Metelkova, il centro culturale alternativo, una delle peculiarità più famose di Lubiana. Questo centro, ha iniziato la sua attività con l’occupazione di una vecchia caserma in disuso e unisce diversi approcci e movimenti creativi contemporanei. Qui ci sono diversi gruppi di ragazzi che stanno suonando e chiacchierando tra di loro.

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Metelkova, sculture all’aperto.

All’interno del quartiere, incontro una donna che sta andando ad un corso di scultura che si tiene in un locale del centro culturale. Mi racconta che lì ci sono spesso dei meeting internazionali di artisti che alloggiano nell’hotel che sta lì accanto ed è stato ricavato da un ex carcere.

ARTISTA mARIJS bOLOUGNE e sua opera

L’artista Marijs Boulogne mentre illustra la sua opera a dei visitatori della mostra allestita all’interno di Metelkova.

Ci sono anche delle abitazioni che vengono occupate a periodi. Intorno al parco e agli edifici ci sono delle sculture realizzate con materiale di recupero. Ci sono anche due laboratori permanenti di artigiani che raccolgono materiale in disuso, lo lavorano o lo vendono. In una stanza è allestita una mostra di opere artistiche. Intorno alle pareti sono appesi dei quadri realizzata con lana e plastica. Al centro della stanza c’è un’opera che consiste in un piccolo carrello della spesa con collegati diversi pezzi di altri ferri e una specie di mixer a pila, che risponde con dei suoni diversi ad ogni percussione che il visitatore può produrre. L’opera rappresenta, in astratto, un corpo femminile. L’artista è lì presente e illustra ad alcuni visitatori i vari suoni che la scultura produce: sono numerosi ed imprevedibili. Lei, l’artista, si chiama Marije Boulogne e ha realizzato l’opera insieme ad un’amica.

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Metelkova.

Percorro la strada per tornare all’ostello insieme ad una donna che parla un po’ d’inglese. Lei sta andando alla stazione ferroviaria che sta nella stessa direzione dell’ostello. Mi racconta che al posto del Centro sociale, durante la recente guerra, la caserma era occupata dall’esercito serbo. Ha appreso l’inglese a scuola, ma mi dice che parla meglio il tedesco. E’ molto contenta di conoscere queste lingue, perché le danno la possibilità di comunicare con la gente. Ha forse la mia età ed ha frequentato la scuola quando erano ancora in vigore i programmi scolastici dell’Impero austro-ungarico.

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Lubiana, Slovenia, 16 aprie 2019

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Il monumento al poeta Preseren.

C’è un giro della città gratuito anche qui a Lubiana e ci vado. Dura due ore e la guida è una giovane donna: Tina. Il gruppo è molto numeroso e, come al solito, è formato da turisti di varie nazionalità. Tina, in un inglese molto fluido, ci racconta una velocissima storia di Lubiana, risalendo al 2000 a.C. quando circa 350 persone vivevano qui, cibandosi dei prodotti della caccia e della pesca e dei frutti della prima rudimentale agricoltura.

Il ponte triplo

Lubiana, 16 aprile 2019. Il Triplice Ponte.

Nel I secolo a.C. arrivarono i romani e fondarono l’insediamento di Emona. Nel 452 gli Unni, guidati da Attila, la distrussero. Nel VI secolo si insediarono gli sloveni che, nel IX secolo, passarono sotto la dominazione del popolo dei Franchi. Nel XII secolo, Lubiana entra a far parte dell’Impero Austro-Ungarico e rimarrà all’Austria fino al 1800.

il ponte dei draghi

Il Ponte dei Draghi.

Nel 1491 era stata fondata la Diocesi della città con la Chiesa di San Nicholas, nominata, poi, cattedrale. Nel 1821, Lubiana, diventa importante perchè ospita la Santa Alleanza, la fase successiva del Congresso di Vienna, quella che delimitò i confini delle nazioni europee. Nel 1917, la città, passò sotto il dominio del Regno serbo, croato e sloveno e successivamente entrò a far parte del Regno di Jugoslavia.

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Il Ponte dei Draghi, dettaglio.

Nel 1941, durante la Seconda guerra mondiale viene occupata dall’esercito italiano e annessa all’Italia. Nel 1943 viene invasa dai tedeschi e nel maggio 1945 torna a far parte della Jugoslavia, diventando la capitale della Repubblica popolare slovena, nell’ambito della Republica popolare federale di Jugoslavia. La Slovenia è diventata indipendente nel 1991 ed è entrata a far parte dell’Unione Europea nel 2004.

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La Cattedrale di San Nicola.

Insieme a Tina, attraversiamo la piazza dedicata al poeta Preseren dove c’è anche un monumento con la sua statua. Qui ci sono i palazzi di Hauptman e la Galleria Emporium oltre alla chiesa francescana dell’Annunciazione, ispirata allo stile italiano. Più in là c’è il Ponte Triplice, costruito nel 1931 sul piccolo fiume che attraversa Lubiana: il Ljubljanica. Su questo corso d’acqua ci sono diversi ponti tra i quali: quello dei Calzolai, quello dei Lucchetti o dei Macellai e quello dei Draghi. Sul lungo fiume pullulano ristoranti e caffè pieni di gente del posto e di turisti. Poco più in là c’è la Cattedrale di San Nicola, la cui costruzione originale risale al XIII secolo. San Nicola era il protettore dei sarti e dei pescatori.

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La porta in bronzo della Cattedrale di San Nicola.

Di questa chiesa, con la guida, osserviamo soltanto la recente grande porta in bronzo che rappresenta delle scene della storia della città con il papa, Giovanni Paolo II, in alto, alla finestra, intento a guardare gli eventi che accadono.

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Il Mercato centrale.

Facciamo un giro veloce al Mercato centrale, alla piazza del Congresso, alla Biblioteca Nazionale, al Municipio, all’edificio dell’Accademia Phiharmonicorum, fondata nel 1701.

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Sul Ponte dei Lucchetti o dei Macellai.

Terminato il giro turistico della città Tina ci presenta le offerte dei giri in barca sul fiume. Io inizio la mia camminata, in solitudine. Ripercorro, velocemente, quasi tutti i posti visitati con Tina: sono lì, uno accanto all’altro.

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Lubiana, 16 aprile 2019. Il centro storico.

Il centro storico di Lubiana è piccolo e raccolto in poche centinaia di metri quadrati. Lancio uno sguardo verso la collina dove c’è il castello, simbolo della città, sorto 900 anni fa e ricostruito di recente.

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