Sofia (Bulgaria), 9 aprile 2019

Piove, ma esco ugualmente: indosso il k-way sopra il giaccone e mi riparo sotto l’ombrellino, comprato in Cina, che ho portato con me. L’ostello non è piacevole e non invita a rimanere come nelle altre città che ho visitato. La donna che se ne occupa è nervosa, sciatta, insofferente e scostante, come la maggior parte della gente di qui. Ho scelto di rimanere nella stanza privata, ma quando vado nel soggiorno, non c’è nessuno, nemmeno la donna sciatta e sgarbata. Il prezzo, però, e la posizione sono abbastanza buoni, e non ho voglia di andare in giro a cercare delle alternative. A dire il vero, ho tentato di farlo, ma l’ostello che ho visitato era peggio di questo ed anche più costoso.

Percorro la Alexander Dondukov blvd sotto una pioggia grondante. Vorrei tanto trovare la vecchia chiesa di San Giorgio, ma non so esattamente dove si trovi. Chiedo informazioni ad un ragazzo che si sta riparando dalla pioggia sulla porta di un negozio, ma non sa dirmi altro se non che c’è una vecchia chiesa poco più sotto della scalinata, che sta lì accanto.

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La Sveti Giorgi e la zona archeologica accanto.

Ed è proprio quella che sto cercando: la “Sveti Giorgi”, la chiesa rotonda di San Giorgio. Accanto all’edificio c’è una vasta zona archeologica e vicino ad una parete esterna ci sono delle piccole tombe in pietra.

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La chiesa di San Giorgio, interno.

E’ una chiesa rotonda, ed è la più antica di Sofia. E’ stata costruita nel IV secolo dall’imperatore Costantino che soggiornò qui, nella vecchia  Serdika, per diverso tempo. Pare abbia anche detto: “Serdika è la mia Roma!” Dopo l’editto di Milano del 313, dove Costantino fu un grande promotore della religione cristiana, intesa come simbolo del romano impero, la rotonda viene trasformata in battistero, per la grande conversione della popolazione al cristianesimo.

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La chiesa di San Giorgio: altare.

Nel VI secolo, durante l’impero di Justiniano, la rotonda viene trasformata da battistero in chiesa e le viene dato il nome di San Giorgio, un martire cristiano, perseguitato e torturato in Asia minore, nel 3° secolo. Durante il regno del sultano Salim I, nel XVI secolo, la chiesa è stata trasformata in moschea e le viene dato il nome di “Gyul-Djamasy”. Nel 1915 la moschea viene saccheggiata, il minareto distrutto e i preziosi affreschi medioevali ricoperti di intonaco. La chiesa è stata restaurata con il finanziamento dell’Unione Europea, tra il 1997 e il 1999.

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Sofia, 9 aprile 2019. La zona pedonale del centro storico.

Dalla chiesa di San Giorgio mi sposto, sotto una pioggia torrenziale, lungo la vasta zona pedonale che sta nel centro storico. Fa freddo e sono affamata. Cerco un posto accogliente, dove star tranquilla per un po’ di tempo e scaldarmi, oltre che pranzare, spendendo poco. Non trovo però delle alternative al posto di ieri. I numerosi ristoranti che stanno nella zona, hanno le sale da pranzo racchiuse dentro delle vetrate e dentro non c’è quasi nessuno. Così torno là, dove ci sono le ragazze in minigonna rosse e le immagini video che scorrono accompagnate dal sottofondo musicale. Piove ancora, a dirotto! Esco dal ristorante e vado al mercato coperto a comprare qualcosa per cena e me ne torno in ostello. Con questo diluvio, non ho alternative. Riprenderò a leggere “Guerra e pace” che è da quasi un mese che non lo guardo. Quando esco dal mercato, però, ha smesso di piovere, quasi completamente.

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Mercatino nel parco accanto all’Alexander Newski Church.

Passo davanti agli edifici che ho già visitato: la moschea Banya Bashi, la cattedrale Hagia Nedelja, la chiesetta di San Nicola e vado nella direzione della Alexander Newski Church che sta nei pressi dell’ostello. Passo all’interno del parco dove domenica c’era il mercatino dell’antiquariato.

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Bancarella con vecchi distintivi e medaglie.

Oggi, anche se piove, ci sono delle esposizioni di quadri, coperti da dei nylon, ma c’è anche una bancarella con dei distintivi dei periodi delle guerre e dei vari regimi, orologi e altri vecchi oggetti. Mi guardo intorno e mi avvicino ad un edificio di mattoni, molto grande e imponente.

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La chiesa di Santa Sofia.

E’ la chiesa di Santa Sofia, la “Sveta Sofija” fatta erigere dall’imperatore Justiniano nel VI secolo, nel sito di due precedenti chiese, costruite nel IV e V secolo.

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Visitatori all’interno di Santa Sofia.

Questo, è uno dei monumenti più importanti della penisola balcanica, un raro esempio di architettura che mette insieme la cultura dell’occidente e quella dell’oriente.

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Santa Sofia: interno.

Ha tre navate: quella centrale è molto ampia ed ha una grande cupola ed un soffitto a botte, in mattoni. Anche le colonne sono in mattoni con sopra degli archi dello stesso materiale.

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Santa Sofia, interno.

Al tempo della dominazione turca, anche questa chiesa è stata trasformata in moschea e, in seguito, è stata utilizzata come magazzino di deposito per i pompieri.

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Santa Sofia: l’altare.

Durante i terremoti del 1818 e del 1858 ha subito dei grossi danni. E’ stata restaurata verso il 1910 e riconsacrata nel 1930. All’interno sono visibili degli scavi con i resti delle precedenti costruzioni.

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