Abyaneh (Iran), 24 marzo 2019.

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Abyaneh, 24 marzo 2019. Negozietto tra le vecchie case.

Oggi vado ad Abyaneh, un antico paese arroccato ai piedi del Monte Karkas, alto 3899 metri. Abyaneh, sta a 2500 metri di altitudine, a Sud-Ovest di Kashan, la cittadina dove sto ora. Il villaggio è sorto almeno 1500 anni fa, in una zona fredda, con dei lunghi inverni gelidi, ma in una posizione molto ben soleggiata.

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Venditrice locale.

Abyaneh, difatti, sta tutto esposto ad Est, proprio allo scopo di usufruire del maggior numero di ore di sole, durante tutto l’anno. Non ci sono mezzi pubblici per Abyaneh, che sta ad un’ottantina di Km da Kashan, e lo posso raggiungere soltanto in taxi, al costo di 5 dollari, compreso anche il ritorno.

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Muri e case di Abyaneh.

Per arrivare lassù, con il taxista che non parla inglese, passiamo attraverso una lunga strada desertica, con le montagne che spiccano altissime, in lontananza, cariche di neve. Poco dopo Kashan, passiamo davanti ad un piccolo aeroporto che svolge soltanto due voli settimanali, uno verso la costa meridionale e l’altro in un’altra città, a Nord dell’Iran. Lungo la strada, incrociamo qualche gregge e vediamo dei suggestivi buchi, scavati nella roccia, utilizzati come riparo per gli animali.

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Abiti tipici di Abyaneh.

Ad un incrocio, in un’ampia zona recintata, compaiono i reattori di una centrale nucleare, con diversi tralicci che l’attraversano e la presenza di militari tutt’intorno. E’ una bella giornata di sole e lungo la strada, a tratti, si vedono delle zone verdi, animate da auto ferme in alcune aree, con accanto i gruppi intenti a consumare il tradizionale pick-nick iraniano. Anche se fa freddo, la gente, qui, rimane all’aperto, a cucinare, pranzare e chiacchierare, fino a tardi. Qua e là si scorge qualche albero in fiore, ma la maggior parte dei cespugli che si intravedono sulla montagna e ai bordi della strada, sono ancora spogli.

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Giovani che vendono l’ash, la minestra verde.

Arriviamo ad Abyaneh. Il tempo di un’ora e mezza messo a disposizione dal taxista è davvero poco e riesco ad esplorare soltanto la strada principale del paese, quella che scorre in basso, in orizzontale. Abyaneh è un villaggio con diverse abitazioni fatiscenti, ma con molte altre, la maggior parte, rimaste ben conservate attraverso i secoli. Il paese è conosciuto dagli iraniani come “il museo rosso” per il colore rossastro delle sue case.

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Abyaneh, 24 marzo 2019. Sala da the all’aperto.

Abyaneh è anche denominato “il museo vivente”, per le sue tradizioni, la sua lingua e il modo di vivere della gente, rimasti integri nei secoli. Le sue case, i muri e le stradine sono state costruite in mattoni crudi, di fango rosso, con finestre e ballatoi in legno, lavorati a graticcio. Si possono vedere anche diversi pannelli traforati, costruiti con il fango essicato al sole, utilizzati per lasciare passare l’aria, in alcune pareti delle case.

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Donna di Abyaneh.

Durante la stagione estiva il paese si anima per la temperatura particolarmente fresca che lo caratterizza e gli abitanti di un tempo, ritornano nelle loro case, da Tehran e dalle città dove abitano, durante il resto dell’anno. Ad Abyaneh risiedono soltanto 200 persone, ma durante l’Estate la popolazione raggiunge i 1500 abitanti.

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Venditori locali.

Negli ultimi anni sono stati costruiti degli hotels che si affacciano ai margini del paese. All’interno, sulla stradina principale, ci sono diversi negozi: di scialli, chador fiorati, vasi di ceramica, abiti tradizionali, sale da the e ristoranti. Nei cortiletti e sui gradini delle case ci sono molte persone del posto che vendono marmellate, miele, the, erbe, mele e susine essicate, foular e chador tipici del luogo. Sotto un portico e qua e là, degli altri abitanti vendono la minestra verde con gli spaghetti chiamata “ash”.

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Donne di Abyaneh.

La moschea che sta qui, su questa via, è piccola ed è molto antica. Pare sia una delle più belle costruite in Iran alle origini della religione islamica. E’ divisa in due parti: una per la stagione estiva e l’altra per quella invernale ed ha una zona riservata agli uomini ed un’altra per le donne.

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